Il Montenegro e la trappola del debito cinese

Il paese richiede un prestito di un miliardo di dollari alla Cina per la costruzione di un’autostrada.

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Montenegro, il progetto:

Il Montenegro, piccolo paese balcanico con appena 622 mila abitanti e un PIL di 5,5 miliardi di dollari nel 2019, decise quasi sette anni fa di intraprendere un progetto molto ambizioso: la costruzione di un’autostrada di circa 170 km che colleghi la città costiera di Bar alla Serbia, ricongiungendosi ad una serie di altre strade strategiche facenti parte dei corridoi paneuropei. A causa della conformazione montuosa del territorio però la realizzazione è molto onerosa, soprattutto nei primi 41 km a partire dalla capitale. Secondo il Financial Times, sarebbe il tratto autostradale più oneroso al mondo: circa 28,8 milioni di dollari al chilometro, più di dieci volte il costo medio in Unione Europea. L’intero piano dovrebbe costare 944 milioni di dollari, ma il Montenegro non dispone di queste finanze. Difatti questa idea era ritenuta parecchio temeraria, dato anche il flusso poco abbondante di merci e persone previste.

Montenegro, l’accordo con la Cina:

Il paese ha deciso dunque di richiedere un prestito alla Cina nel 2014 tramite la Export-Import Bank of China, una banca controllata dal governo, da rendere in 20 anni con tasso al 2% e sei anni di grazia durante i quali si è esentati dal pagare capitale e interessi. La clausola che si porta dietro questo accordo è tuttavia piuttosto rilevante: la Cina ha il diritto di ottenere la terra montenegrina posta come garanzia del debito in caso di insolvenza. Il prossimo giugno scade il periodo di grazia e il Montenegro non ha le disponibilità per iniziare a pagare le rate, e, inoltre, l’opera non è stata portata a termine. La costruzione è stata affidata agli stessi cinesi tramite un’altra azienda, la China Road and Bridge Corporation, che utilizza i suoi materiali e le sue maestranze. Avrebbero eseguito i lavori solo in parte e con una totale non curanza dell’impatto ambientale. È dunque il governo cinese a decidere a che velocità procedere con la costruzione, avendo tutto l’interesse a mettere il Montenegro nelle condizioni di essere insolvente. In aggiunta, nel caso si aprisse un contenzioso, da contratti non pubblici è emerso che a pronunciarsi sarebbe una corte arbitrale sempre cinese. Non è la prima volta che dei paesi si ritrovano in questa situazione: parte dalla famosa strategia cinese One belt One road (la nuova via della seta per il miglioramento dei collegamenti commerciali con i paesi nell’Eurasia) per espandere la propria influenza nel mondo: contattare nazioni più o meno piccole e in difficoltà e concedere loro prestiti e aiuti a una serie di condizioni. Accadde qualche anno fa anche allo Sri Lanka, che per ripagare un prestito fu costretto a cedere alla Cina il controllo di un importantissimo porto strategico (quello di Hambantota nell’Oceano Indiano) e anche allo Djibouti, una piccolissima nazione africana dove la Cina avrebbe già investito 10 miliardi di dollari con l’idea di seguire lo stesso schema.

Montenegro, la richiesta all’Ue:

Il Montenegro si affaccia sull’Adriatico nel pieno della zona di influenza della Nato, quindi per l’Europa quella cinese non sarebbe una presenza ideale, ed essendo evidentemente una realtà possibile il paese, pur non essendo ancora membro dell’Ue, si è rivolto proprio a quest’ultima, chiedendo che questa potesse intercedere rimpiazzando il credito cinese con un debito da parte di banche europee. Il ministro delle finanze montenegrino ha cercato di descrivere la situazione come un piccolo sforzo per l’Unione a fronte di un grande risultato, cioè contrastare l’influenza cinese che il precedente governo del Montenegro aveva innescato ( l’intesa è stata firmata proprio dal partito democratico socialista, sostituito nel 2020). Ma l’Europa non vuole aiutare il Montenegro a pagare i suoi debiti. Ad aprile infatti il portavoce degli affari esteri dell’Unione Europea Peter Stano ha spiegato che l’Europa è preoccupata per l’intera questione, soprattutto per gli effetti socio-economici, ma che non ha interessi a ripagare prestiti ricevuti da altri paesi. Questa presa di posizione ha scatenato del malcontento: con una mossa non particolarmente onerosa l’UE potrebbe ottenere un buon risultato e dimostrarsi un punto di riferimento a livello internazionale, piuttosto che risparmiare adesso per avere probabilmente conseguenze più gravi in futuro.

A cura di Roberta Ioffredo

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