Il problema italiano del GENDER PAY GAP

La battaglia dei salari, la corsa tra uomini e donne non è alla pari.
Draghi invoca ” parità di condizioni competitive tra generi”

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Periodo turbolento per il nostro Paese, non solo dal punto di vista sanitario con la pandemia da Covid-19 che non da’ tregua, ma anche dal punto di vista politico. La caduta del Governo Conte ha portato Mattarella alla scelta di un governo tecnico guidato da un nuovo Presidente del Consiglio: Mario Draghi. Il neo Premier il 17 febbraio ha tenuto il suo primo discorso in Senato in cui ha toccato vari punti dolenti per l’Italia, tra cui: il gender pay gap.

Gender pay gap, di che cosa si tratta:

Quando si parla di gender pay gap oppure gender salary gap, si intende la differenza tra la retribuzione fra uomini e donne a parità di ruolo e mansione. È un indice, dunque, che misura la discriminazione salariale di genere. Ne possiamo distinguere due tipologie:

Gpg “grezzo”, basato sulla differenza media della retribuzione lorda oraria (ovvero a lordo della tassazione e contribuzione per il lavoratore/lavoratrice)

Gpg complessivo, che invece prende in considerazione, oltre al salario orario, anche il numero medio mensile delle ore retribuite ed il tasso di occupazione femminile.

Gender pay gap in Italia:

In Italia, il 28° Rapporto sulle Retribuzioni (studio condotto da ODM Consulting, società di consulenza HR di Gi Group, ndr), indica che a parità di esperienza lavorativa il pay gap per i laureati è del 5.5%, per i non laureati è dell’8% a svantaggio delle donne, le quali, vengono sistematicamente meno retribuite rispetto ai colleghi maschi. Le stime suggeriscono che un under30 entrato da uno o due anni nel mondo lavorativo ogni anno guadagna in media 25.216 euro se non laureato, se laureato 29.780 euro, mentre una coetanea, a parità di titolo di studio ed esperienza, rispettivamente trova in busta paga 23.210 euro oppure 28.051 euro.

Gender pay gap in Italia, le cause:

Uno dei fattori che influenza la disuguaglianza salariale è sicuramente la prevalenza delle donne nei posti di lavoro part-time, secondo l’Istat il 19.5% delle donne occupate lavora in orari ridotti involontariamente, sopratutto a causa di necessità legate alla sfera familiare. Altra componente scatenante è il “soffitto di cristallo” un’espressione metaforica per rappresentare la dinamica che frena l’ascesa professionale delle donne, escludendole così dalle posizioni di lavoro meglio retribuite. La percentuale di donne istruite nel nostro Paese è maggiore rispetto agli uomini, eppure, maggior istruzione non riesce a compensare una serie di fattori a loro sfavore, che le porta a rinunciare alla propria carriera lavorativa, e scegliere professioni che le permettono di conciliare lavoro e famiglia.

Gender pay gap in Italia, il discorso del Presidente Mario Draghi:

“L’Italia presenta oggi uno dei peggiori gap salariali tra generi in Europa, oltre una cronica scarsità di donne in posizioni manageriali di rilievo. Una vera parità di genere non significa un farisaico rispetto di quote rosa richieste dalla legge: richiede che siano garantite parità di condizioni competitive tra generi. Intendiamo lavorare in questo senso, puntando a un riequilibrio del gap salariale e un sistema di welfare che permetta alle donne di dedicare alla loro carriera le stesse energie dei loro colleghi uomini, superando la scelta tra famiglia o lavoro”.

Queste sono le parole che Mario Draghi ha dedicato nel discorso in Senato alla parità di genere nel mondo del lavoro, rendendo note le priorità della nuova agenda di governo, che accanto a vaccinazioni, scuola, ambiente, giovani, si occuperà anche della parità di genere. Elencando di seguito i cinque principali divari da colmare:

  • Lavoro domestico per il 75% a carico delle donne: 315 minuti al giorno contro i 104 degli uomini è la differenza nel lavoro domestico gratuito (pulizie di casa, cura dei figli ecc..). Negli altri paesi europei il lavoro casalingo è distribuito in maniera più equa tra uomo e donna;
  • Lavoro pagato solo per una su due: nel nostro Paese le donne retribuite sono meno di una su due, il tasso di occupazione femminile è diminuito a causa della pandemia, nel mese di dicembre sono stati persi 101 mila posti di lavoro di cui 99 mila erano occupati da donne;
  • Contratti precari più diffusi tra donne: la fragilità del lavoro femminile è dovuta anche dal fatto che le donne pur di lavorare accettano contratti a termine o part-time, per questo motivo le carriere lavorative delle donne garantiscono pensioni più basse rispetto a quelle degli uomini.
  • Niente carriera al femminile (se non per legge): negli anni precedenti l’Italia ha aumentato notevolmente la partecipazione delle donne nei Consigli d’Amministrazione delle imprese grazie alle quote rosa, ma questo per Draghi non è sufficiente.
  • Divario salariale sia tra le dipendenti che tra le autonome: secondo i dati dell’Eurostat il pay gap in Italia è del 17% nel privato, e del 3% nel pubblico, un male comune a molti Paesi europei.

Ciò che il Paese si auspica è che questi divari salariali saranno trattati come priorità, per la possibilità di ripresa della nostra Italia e della sua economia.

A cura di Maria Francesca Martino

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