Il futuro del calcio non è nelle mani della Superlega

La rinascita economica del calcio sarà posticipata: i tifosi dicono no al nuovo progetto!

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SUPERLEGA, l’annuncio:

Ore 00:17 del 19 aprile, appare un comunicato ufficiale che annuncia la partecipazione di 12 dei top club in Europa ad una nuova competizione pronta a rivoluzionare il mondo calcistico. La creazione della Superlega avviene in un periodo in cui la pandemia ha rallentato in modo progressivo l’economia del calcio (ne abbiamo parlato qui), rendendo necessario riavviare un progetto messo in cantiere dal lontano 2016.

SUPERLEGA, ragioni, cause e cifre:

La chiusura degli stadi ha portato una perdita complessiva pari a sei miliardi di euro di fatturato dei club dei principali campionati europei. La creazione di un campionato d’élite riproporrebbe una formula già adottata da altre leghe sportive (come la NFL, ndr) nella quale squadre di alto calibro si scontrerebbero ogni settimana, contrastando la carenza di spettacolo costante spesso criticata alle massime competizioni calcistiche europee. Basti pensare che la Champions League, con tre miliardi di appassionati nel mondo, raccoglie circa due miliardi, la metà rispetto al football americano che conta appena 300 milioni di tifosi.

3,5 miliardi di dollari è la cifra finanziata dalla multinazionale americana JP Morgan per le 15 squadre fondatrici, questi da spendere in investimenti infrastrutturali. La competizione fatturerebbe 4 miliardi di euro l’anno, da dividere tra le squadre partecipanti, in aggiunta ai diritti televisivi con cifre che oscillano tra i 100 e i 400 milioni di euro.

SUPERLEGA, la risposta dell’UEFA e di FIFA:

Questa non si è fatta attendere, annunciando l’esclusione di tutti i club partecipanti alla Superlega dalle competizioni nazionali ed europee ed avviando inoltre una maxi-causa da oltre 60 miliardi. Un cambiamento radicale che rischia di eclissare in via definitiva il calcio tradizionale provocando l’ira degli appassionati.

Il gioco però vale la candela: solo 24 ore dopo, per esempio, il titolo azionario della Juventus è salito del 17%. Il successo sembra assicurato ma il malcontento cresce di pari passo. La possibilità di rimettere in pari i bilanci stuzzica i grandi club a caccia di liquidità, basti pensare che il Real Madrid, club del massimo artefice del progetto Florentino Perez, ha non a caso un debito pari a 901 milioni di euro.

SUPERLEGA, le conseguenze e la fine prematura:

I club francesi e tedeschi si discostano dal progetto repentinamente per il carattere troppo elitario e di nicchia della competizione, affermando il sodalizio con UEFA e FIFA e creando uno spartiacque che alimenta ulteriormente il malcontento tra le tifoserie. Sono state proprio le pressioni di queste ed addirittura dei capi di governo (tra cui Mario Draghi e in particolar modo Boris Johnson, ndr) a portare all’uscita delle ‘big six’ inglesi (Manchester United, Manchester City, Liverpool, Chelsea, Tottenham e Arsenal, ndr) e a sospendere conseguentemente l’intero progetto dopo due giorni dal proprio annuncio.

Nonostante la sommossa anti-Superlega sia stata efficace, si è arrivati ad un passo dal precipizio. Gli ingaggi dei giocatori salgono costantemente e le spese per le società aumentano in modo analogo, portando il calcio tradizionale ad un punto di non ritorno. Affinché si salvi la vera natura di questo sport, sono necessarie riforme in grado di rimettere in piedi un sistema ormai inanimato in cui il business ha preso da tempo il largo.

A cura di Fausto Forino

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