Archegos: una pericolosa lezione sulla leva finanziaria

30 miliardi di dollari bruciati in due giorni: la rischiosità dei conti di trading a leva

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Trading, un crack miliardario:

Perdere 30 miliardi di dollari in due giorni sembra surreale, ma è quello che è successo a Bill Hwang, gestore del fondo Archegos. La notizia risalente a lunedì 29 marzo ha fatto tremare il settore bancario. Inoltre, Bill Hwang era stato bandito dai mercati borsistici asiatici per insider trading nel 2012.Archegos è un hedge fund che investe in società ad alto potenziale prevalentemente nel mercato statunitense.

Dopo che il suo gestore ha cominciato con la vendita massiccia di alcuni titoli detenuti dal fondo, come Discovery, Baidu e Viacom. Molti sellers hanno seguito Archegos, generando un sell-off sui mercati. Dunque la domanda da porsi è sul perché Archegos abbia improvvisamente venduto quantità così elevate di titoli. La causa di tutto questo è molto semplice: il fondo aveva una liquidità di circa 10 miliardi di dollari, ma è riuscita a movimentarne fino a 40 grazie a prestiti ottenuti da alcune delle più importanti società di finanziamento e banche d’ investimento mondiali, come Goldman Sachs, Morgan Stanley, Nomura e Credit Suisse. In aggiunta a questi prestiti, Archegos era solita operare con dei derivati, in particolare i futures, passando inosservata ai controlli dell’ autorità di vigilanza. Il mix costituito da leva e derivati è stato letale, e quando le banche hanno chiesto le loro garanzie contro le eventuali perdite, il fondo ha dovuto reperire liquidità svendendo i titoli in proprio possesso.

Le perdite per gli istituti di credito che hanno concesso prestiti sono state ingenti: Nomura ha annunciato perdite da 2 miliardi di dollari, mentre Credit Suisse tra i 3 e i 5 miliardi di dollari. Minori le perdite di Morgan Stanley che si attestano “solo” a 911 milioni di dollari.

Trading, i conti a leva:

Quello che è successo ad Archegos è un ottimo esempio di come la leva finanziaria può portare alla perdita di capitali, anche ingenti, nel giro di pochissimo tempo. La leva finanziaria altro non è che denaro preso a prestito per effettuare, in questo caso, operazioni finanziarie.

Dunque il meccanismo è molto semplice, i guadagni sono amplificati, permettendo, ad esempio, di acquistare 10.000 euro di qualsiasi strumento finanziario con soli 100 euro, ma ovviamente si incrementano anche le perdite, perché si va a muovere non più solo il capitale originario, ma anche quello prestato dal broker.

Volendo però fare una precisazione, il debito non è sempre un qualcosa di negativo: bisogna distinguere il debito cattivo dal debito buono. La differenza fondamentale sta nell’ utilizzo che si fa del denaro a leva: se serve ad un’ azienda per investire nella propria attività, ad esempio, è un conto, ed è stato anche il motore del capitalismo degli ultimi 50 anni, ma se viene impiegato a fini speculativi è tutta un’ altra storia.

Ciò che è successo a Bill Hwang è quello che succede quotidianamente a piccoli trader inesperti che si cimentano senza alcuna conoscenza o competenza rilevante nel mondo della finanza. Negli ultimi 20 anni, grazie alle nuove tecnologie si è davvero semplificato il modo di investire o di speculare, e questa si è rilevata un’ arma a doppio taglio, che ha, da un lato favorito i broker, dall’altro ha reso troppo semplici i meccanismi di investimento, permettendo a chiunque di usufruirne. Solo in Italia negli ultimi 2 anni il numero di broker online attivi è più che raddoppiato, attirando anche ragazzi appena maggiorenni attratti da leve altissime e da commissioni quasi inesistenti.

Lo strumento più diffuso tra gli speculatori improvvisati sono i CFD, acronimo di contracts for difference, che consistono nella stipula di un accordo col broker per ricevere, o pagare, una somma di denaro in base alla differenza tra il prezzo di acquisto e quello di vendita, o viceversa. Il meccanismo è davvero molto semplice, e basta depositare poco per utilizzarli; il problema principale è che si tratta di contratti privi di valore nei mercati regolamentati, proprio perché emessi dal broker stesso, e questo porta a concludere che con i CFD né si posseggono titoli reali, né si possono avanzare pretese in caso di fallimento o raggiro dei broker, rendendoli un qualcosa di molto vicino alle scommesse. L’ unico meccanismo di difesa è il margine, cioè una quota chiesta a garanzia dal broker per tenere aperte delle operazioni, lo stesso meccanismo che ha causato il disastro di Archegos.

Nel dicembre del 2017 sono state limitate le leve per i clienti retail, ovvero clienti senza requisiti professionali, abbassando il moltiplicatore massimo a 1:30, considerando che alcuni broker permettevano di applicare un moltiplicatore anche di 1:200; inoltre sono stati vietati strumenti come le opzioni binarie, che, anche per caratteristiche tecniche sono state causa dell’ azzeramento di numerosissimi conti, ma tutto ciò non ha fermato l’ esercito dei nuovi traders, sempre più numerosi, che, ignari dei pericoli e alla ricerca di guadagni facili, bruciano le proprie risorse perché non sono in grado di applicare alcuna strategia ben testata sui mercati, o perché si fanno prendere la mano pensando di poter approcciarsi ai mercati come ad un casinò.

A cura di Giovanni Ascione

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