Finisce così il lungo periodo di battaglie sociali e politiche iniziato il 23 Giugno 2016. Brexit: cosa succede e cosa cambierà
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La Gran Bretagna è ufficialmente fuori dal Unione Europea.
Mentre tutto il mondo alla mezzanotte del 31 dicembre festeggiava l’inizio del 2021 (oppure la fine del 2020, ndr), gli inglesi esultavano per la fine del periodo di transizione. Ora i rapporti commerciali tra Gran Bretagna e Unione Europea saranno regolati dall’accordo firmato dai leader europei e dal premier inglese Boris Johnson alla vigilia di Natale.
Dall’Erasmus al roaming, per le centinaia di migliaia di italiani ed europei che guardano al Regno Unito come una meta turistica, lavorativa e di studio, dal primo gennaio con l’entrata in vigore della Brexit sono cambiate molte cose.
Brexit, gli Spostamenti:
Per viaggiare nel Regno Unito e rimanerci fino a tre mesi, non è necessario il visto, ma il semplice possesso del passaporto. Qualora si volesse rimanere per un periodo più lungo, per ragioni di lavoro o studio, occorrono visti analoghi a quelli richiesti attualmente agli stranieri non comunitari.
Per limitare gli ingressi, anche dall’Ue, sono state introdotte liste di priorità, all’interno di un sistema di filtri che regolano gli ingressi in base ai “punti”. Si valuteranno parametri come il livello delle proprie specializzazioni, il possesso di un contratto di lavoro già garantito e la padronanza della lingua inglese.
Brexit, gli Universitari:
Per i giovani, invece, la musica sarà diversa. I cambiamenti coinvolgono in particolare coloro che sognano Oxford, Cambridge o una delle tante altre università britanniche dove le presenze italiane sono una costante. Chi vi s’iscriverà dal 2021 pagherà una retta piena, al pari degli extracomunitari, che a seconda dell’ateneo in questione può arrivare fino alla somma di oltre 30.000 euro per anno accademico.
La Brexit ha comportato anche l’addio del Regno Unito al programma europeo “Erasmus”, progetto che per trent’anni ha interessato milioni di universitari permettendo loro di studiare in un altro paese dell’Ue, garantendo la formazione di “cittadini europei”. Negli ultimi sette anni (2014-2020) sono stati oltre 100 mila gli studenti inglesi che vi hanno partecipato. Erasmus sarà sostituito dal Turing Programme, che permetterà agli studenti inglesi di trascorrere periodi di studio all’estero, non solo in Europa, ma in tutto il mondo. E’ un programma per il quale il ministro dell’Istruzione, Gavin Williamson, ha promesso uno stanziamento iniziale di 100 milioni di sterline, in grado di coprire dal 2021 i costi di soggiorni di studio globali a 35.000 studenti contro i 15.000 dell’ultimo Erasmus. Tra gli oppositori si può scorgere la premier scozzese, Nicola Sturgenon, che ha definito l’uscita dal Programma di scambio europeo come un “vandalismo culturale”.
Brexit, finanza:
L’accordo stipulato non va a coprire il settore finanziario, ma numerose sono le aziende che si sono salvaguardate spostando attività e personale in Europa: l’esodo di banchieri e fund manager da Londra è stato però contenuto finora, non avendo superato il 4% del totale. Un colpo per i fondi d’investimento Made in UK, che hanno visto oltre 2 miliardi di dollari ritirati dai loro portafogli.
Nel 2019 tra Italia e Gran Bretagna si è registrato un interscambio di circa 30 miliardi di euro, con 20 miliardi di euro di nostre esportazioni e 10 miliardi di euro di importazioni. Nel 2020 la pandemia ha visto i volumi contrarsi di circa il 20%, ma l’anno è riuscito a chiudersi con un interscambio di circa 25 miliardi di euro.
Brexit, gli intermediari britannici operanti in Italia:
Gli intermediari britannici – banche, fondi d’investimento, istituti di pagamento e istituti di moneta elettronica – non possono più operare in Italia in base al principio del mutuo riconoscimento e dal 1° gennaio 2021, possono prestare servizi bancari e finanziari solo se hanno ottenuto una nuova autorizzazione in Italia. Senza autorizzazione, la prestazione di servizi da parte di questi si considera abusiva. Bankitalia, inoltre, ha sottolineato che tutti gli intermediari del Regno Unito che cessano l’attività in Italia devono provvedere alla restituzione ai clienti delle disponibilità liquide, dei beni e degli strumenti finanziari di loro pertinenza.
Brexit, Roaming:
Tra gli argomenti dell’accordo, è presente anche il tema del roaming telefonico che riguarda in modo particolare chi vorrà recarsi nel Regno Unito per turismo. I cittadini italiani hanno potuto usufruire dei loro piani tariffari come se fossero in Italia grazie ad una legge europea entrata in vigore tre anni fa. Con la Brexit le cose cambieranno, e chi possiede sim italiane dovrà fare riferimento al proprio operatore telefonico circa gli addebiti roaming.
“Abbiamo la libertà nelle nostre mani”
ha detto Boris Johnson nel suo discorso di fine anno. Solo il tempo ci dirà se stiamo assistendo all’alba o al tramonto per il Regno Unito.
A cura di Giuseppina Sepe