Fitch declassa il debito pubblico italiano

FITCH declassa il rating delle emissioni italiane, a rischio la classe di “investment grade” e la sostenibilità del debito.

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L’agenzia di rating Fitch ha declassato il rating dell’Italia da BBB a BBB- con outlook stabile, a causa della pandemia, che porterà una contrazione del PIL stimata all’8% entro il 2020. 

La revisione era attesa solo a luglio ed è stata criticata dal Ministero dell’Economia. Standard and Poor’s, invece, ha lasciato invariata la sua valutazione (BBB), mentre Moody’s rilascerà la propria, che attualmente è Baa3, l’8 maggio. 

In seguito al declassamento, lo SPREAD è leggermente salito a 235 punti base, ma allo stesso tempo l’indice FTSE guadagnava il 2,2% grazie alle misure di riduzione della quarantena che cominciano ad essere attuate in Italia. 

Il rating BBB- è appena sopra quello “spazzatura”, ma, per ora, non è diventato un problema: i benchmark per le obbligazioni all’interno del “investment grade” in Europa sono tre, Mark it iBoxx, ICE BAML e Bloomberg Barclays, e ognuno di questi è calcolato come una media dei rating di S&P, Moody’s e Fitch, quindi, per classificare come spazzatura il debito sovrano, è necessario che due agenzie di rating lo dichiarino tale e, ad oggi, non sembra uno scenario possibile. Si tratta di una misura troppo severa perché il debito pubblico italiano aumenterà del 30%, ma, a differenza del passato, non succederà per la mala gestione governativa, inoltre la BCE sta costruendo una sorta di cuscino per proteggere i titoli degli Stati europei. Il problema principale, se due rating valutano il debito italiano come spazzatura, sarebbe rappresentato da una catena di vendite forzate di titoli da parte degli investitori, questo significa che, per evitare un’impennata dello SPREAD, la BCE sarebbe costretta ad assorbire tutte le obbligazioni italiane presenti e future, chiaramente non sarebbe possibile. 

Le agenzie di rating dovrebbero comportarsi in modo più flessibile per evitare eccessivi contraccolpi anche da un punto di vista finanziario oltre che sociale, si tratta di un atteggiamento irresponsabile e denota scarsa elasticità valutativa, l’esatto opposto di quanto parrebbe lecito aspettarsi in un momento di profonda crisi come quello che si vive oggi. 

a cura di Andrea Crispino

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