Stefania ha 23 anni e si è laureata in Economia Aziendale Curriculum Business Administration. È stata un membro di ASE, Consigliere di Dipartimento DEMI e Consigliere degli Studenti di Ateneo. Attualmente lavora presso Protiviti dove ricopre il ruolo di Consultant!
Parlaci del tuo percorso triennale. Come mai hai scelto Economia Aziendale?
Come la maggior parte dei liceali non avevo le idee chiare su cosa volessi fare “da grande”, ma di una cosa ero certa: mi affascinavano e mi interessavano le logiche alla base di qualsivoglia forma di organizzazione. Potrà apparire una motivazione banale ma questo interesse mi spinse a scegliere Economia ed in particolare poi Economia Aziendale, dicendolo in maniera molto brutta: come nascono e crescono le organizzazioni? Perché alcune, a parità di esigenze soddisfatte, vanno più forti di altre? Perché X riesce ad avere sempre tanto appeal e Y ha fatto una brutta fine?
Al primo anno ebbi la conferma di aver scelto la strada giusta: mi piaceva tanto ciò che studiavo, l’eterogeneità dei corsi che seguivo (passare da un manuale di diritto, ad un algoritmo alle teorie motivazionali per arrivare alle strategie di sviluppo aziendale) e il contesto di Monte Sant’Angelo lo adoravo a dir poco!
Come mai hai deciso di proseguire con una magistrale aziendalistica, nello specifico in Business Administration? Durante questi due anni quali sono gli insegnamenti che più ti sono piaciuti?
Ero entusiasta del mio percorso triennale, della mia vita universitaria e a dirla tutta non volevo ancora allontanarmi da Napoli. Scelsi dunque lo sbocco naturale del mio percorso triennale, ossia Business Administration. Se da un lato questa scelta è stata la più “sicura” perché mi ha permesso di continuare a studiare discipline di cui già avevo un’infarinatura triennale e che già sapevano che mi piacevano, dall’altra mi rendo conto che è stata un continuum dei miei corsi triennali. Gli esami che ricordo con più piacere sono stati Tecnica Professionale (un esame che tratta di fiscalità di impresa e operazioni straordinarie), Organizzazione Aziendale (perché mi sono sempre piaciute le tematiche afferenti l’organizzazione e le risorse umane) e Budget e Reporting Direzionale (questo esame è stata la perfetta compagnia all’inizio del lockdown dell’anno scorso, consisteva in un progetto di sviluppo di un’idea di business, con il mio gruppo ci cimentammo in dei monopattini elettrici a 3 ruote, i mitici e-wings)
Parallelamente alla magistrale, ti sei iscritta al corso di alta formazione in Finanza Etica. Come mai hai deciso di arricchire il tuo percorso accademico prettamente aziendale con un corso in finanza?
Come hai giustamente osservato ho fatto un percorso aziendalistico, avevo voglia di affacciarmi in un ambito che già avevo “accarezzato” durante la triennale e che mi aveva incuriosito, ossia il rapporto necessario tra etica e business. Durante la triennale temi come la sostenibilitàà e l’etica aziendale erano meno in “voga” rispetto ad adesso che sono considerati aspetti imprescindibili in un contesto aziendale. Avevo sentito parlare del tema del Bilancio Sociale, era palpabile la crescente consapevolezza del ruolo che hanno le aziende nel perseguire uno sviluppo sostenibile, scoprì inoltre che la Federico II aveva un gruppo di ricerca per il Bilancio Sociale, il primo l’ha presentato nel 2015. Mi piaceva l’idea di trattare questi argomenti, così scelsi proprio il tema del Bilancio Sociale come argomento per la mia prova finale triennale: vidi nel concreto i principi di redazione del Bilancio Sociale GBS, di come questa rendicontazione debba essere legata agli altri documenti e alle informazioni della contabilità aziendale, è necessario che le info contenute nel Bilancio Sociale abbiano chiare relazioni con dati certi per evitare di cadere in mere dichiarazioni d’intento o strumentalizzazioni. Ero soddisfatta di aver approfondito queste tematiche, per tale motivo quando venni a conoscenza di questo corso mi proposi per parteciparvi.
Sei partita per l’Erasmus in Spagna. Cosa ti ha lasciato questa esperienza? Molte persone, seppur affascinate da questa opportunità, rimuginano per paura di dilazionare i tempi di conseguimento della laurea. La consiglieresti a tutti?
Dalla triennale avevo il desiderio di partire per l’Erasmus, fare application alla Magistrale era l’ultima opportunità per partire, quindi senza alcuna esitazione feci domanda per Parigi, Valencia e Bordeaux. Vinsi la borsa per studiare 5 mesi all’ESIC Business&Marketing School di Valencia. Mi entusiasmava l’idea di trasferirmi per qualche mese in un altro paese, vivere una nuova quotidianità, mettere alla prova la mia indipendenza e studiare in un nuovo contesto, anche se mi rendo conto che la Spagna ha una cultura molto simile alla nostra. Assolutamente sì, è un’esperienza che consiglio a tutti! L’Erasmus è un’esperienza meravigliosa, di libertà, di immersione in altre culture, di confronto continuo, il mio consiglio è quello di non avere remore e non farsi condizionare da titubanze e partire. Anche se dovesse farvi tardare di qualche mese, non sarebbe assolutamente tempo perso, anzi questo ritardo ne vale tutta la pena e vi darà grande ricchezza, tra l’altro spesso le Università ospitanti hanno differenti semestri dai nostri e spesso capita di poter fare più esami del previsto (ad esempio a Valencia gli esami finivano a inizio gennaio, quindi volendo avrei potuto sfruttare la sessione di febbraio a Napoli).
Durante il tuo periodo universitario hai deciso di entrare in ASE. Parlaci delle motivazioni che ti hanno portata a questa scelta.
Non ne ho mai fatto segreto che presi questa scelta inconsapevolmente, inciampai in ASE nel febbraio del mio primo anno di Università, ma col senno di poi fu un inciampo provvidenziale, come detto, scritto e sempre dirò: la scelta migliore che potessi fare!
A maggio 2016 ci sono state le elezioni e tu sei diventata Consigliere di Dipartimento DEMI. Che ruolo è? Alla fine della tua carica hai continuato a “seguire” i nuovi Consiglieri. Cosa non può mai mancare a una persona che vuole ricoprire cariche ufficiali?
Ho conosciuto tante persone che hanno ricoperto egregiamente cariche ufficiali, avevano personalità e attitudini diverse, ma sicuramente ciò che non può mancare è la voglia di fare, la capacità di ascolto e il sapersi relazionare. Il Consigliere di Dipartimento è la carica che più mi ha divertito, ci si occupa dei problemi e delle opportunità quotidiane che riguardano prevalentemente la didattica (modificare regolamenti per agevolare gli studenti, far mettere in pratica regole di cui si dimentica a volte dell’esistenza, relazionarsi con i docenti per migliorare aspetti didattici nelle diverse commissioni, risoluzione delle varie piccole questioni quotidiane). Si, finita la mia carica decisi di seguire un po’ i nuovi consiglieri, capire le dinamiche dipartimentali non è una cosa immediata e volevo che avessero tutti gli strumenti necessari per iniziare al meglio.
Quanta importanza attribuisci alle elezioni studentesche?
Il momento delle elezioni è fondamentale, gli studenti con queste hanno il potere di legittimare qualcuno a fare qualcosa, dunque gli studenti hanno il diritto/dovere di interessarsi ed i vari candidati devono fare campagna elettorale “intelligente”. Dal punto di vista di chi “corre” alle elezioni poi le elezioni sono pazzesche, un’esperienza meravigliosa. Mi rendo conto che perdono tanto organizzate virtualmente, ma ho avuto il piacere di incontrare recentemente i nuovi ragazzi dell’ASE e di confrontarmi con i vecchi volti per vedere come si stanno muovendo per le elezioni ed è bellissimo aver visto il loro entusiasmo e la loro attitudine. Ci stanno mettendo tanto, si meritano ottimi risultati e ci sono tanti ragazzi con un grandissimo potenziale.
A ottobre 2018 sei diventata team leader del JobDay. In cosa consiste questo evento?
Il JobDay nacque come evento di una giornata, col tempo più che una singola giornata è diventata un “mood”. Un gruppo di docenti con un gruppo di membri dell’ASE lavora volontariamente all’organizzazione di una giornata ogni anno dove 40/50/60 aziende di calibro nazionale ed internazionale affollano la nostra Monte Sant’Angelo presentandosi agli studenti laureandi triennali e magistrali e offrendo loro la possibilità di svolgere dei colloqui. Sembra facile, ma gestire centinaia di ragazzi e decine e decine di aziende, organizzare la giornata in ogni minimo dettaglio e tutti i colloqui non è un gioco da ragazzi. Ma vi assicuro e chi l’ha vissuto lo sa: vedere l’area rossa gremita, gli uffici del Dipartimento che diventano mini sedi aziendali, via vai di ragazzi emozionati, aziende soddisfatte di aver conosciuto tanti giovani partenopei, contatti che nascono… non ha prezzo, appaga tutto l’immenso lavoro che c’è dietro. Come dicevo l’organizzazione del JobDay si è evoluta sempre più col tempo (e continua ad evolversi grazie al mitico team che continua a lavorarci), si sono sviluppati webinar, eventi annuali, eventi singoli aziendali e nemmeno la pandemia ci ha fermato (con il team abbiamo ancora i segni della giornata prima della seconda giornata virtuale del JobDay quando per simpatici malfunzionamenti informatici per garantire la miglior riuscita dell’evento facemmo tutti insieme le 4 del mattino, ma i feedback dei ragazzi e le opportunità nate da quella giornata sarebbero lo sprono per tante altre nottate del genere!)
Successivamente hai fatto parte del Consiglio Direttivo di ASE. Di cosa ti occupavi al suo interno?
L’organizzazione generale di tutte le iniziative associative e il lavoro dei vari Consiglieri nelle diverse cariche istituzionali passava per il Consiglio Direttivo, meramente tenevamo d’occhio l’insieme, verificando l’allocazione più efficiente possibile delle risorse, eravamo il punto di riferimento per tutti gli associati (e non) che volessero proporre nuove cose. Ma tutta l’Associazione si comportava sempre da squadra, tutti avevamo da imparare da tutti e tutti avevamo bisogno di tutti.
Passati due anni dalle precedenti elezioni hai deciso di candidarti nuovamente in un organo diverso, il Consiglio di Ateneo. Perché questa scelta?
Volevo quasi ricandidarmi al Dipartimento per quanto mi era piaciuta l’esperienza, ma era giusto lasciare il passo e cimentarsi in una nuova sfida, quindi mossa dall’entusiasmo per la politica universitaria e dalla la passione per la mia associazione mi candidai al Consiglio di Ateneo. Quello fu senza dubbio il periodo migliore di tutti, le elezioni del 2018 sono inspiegabili per chi non le ha vissute (non eravamo più solo un’Associazione, eravamo quello che più si avvicina ad una famiglia di più di 60 scalmanati appassionati), non mi dilungo, non saprei in tal caso bene come fare, per i nostalgici dico solo chi ama non dimentica il Team Arcobaleno Mennella.
A febbraio 2020 sei stata nominata Vicepresidente. Come ti sei sentita in quel momento?
Il 30 gennaio tornai dall’Erasmus, nei mesi fuori non mi ero naturalmente distaccata dalle dinamiche associative. Il 31 gennaio come prima cosa era d’obbligo passare la giornata in Università, la mia associazione era una delle cose che più mi era mancata ed avevo voglia di tornare a poter dare fisicamente il mio contributo. Ero un sacco emozionata, mi proposi negli ultimi mesi che sarei stata all’Università di lasciare quanto più possibile ai ragazzi e spero di averlo fatto.
Come gestivi il tuo tempo tra università, associazione e cariche studentesche?
Chi mi conosce sa che sono un po’ iperattiva, ogni tanto c’erano periodi belli intensi, ma se si ha la fortuna di affannarsi per cose che appassionano (ed in più hai la fortuna di farlo con persone che diventano grandi amici con la A maiuscola) allora la fatica la si sente solo quando si mette la testa sul cuscino la sera. Vi dico solo che soprattutto in fasi elettorali e a cavallo degli eventi erano talmente tante le giornate che arrivavo di mattina all’Università e tornavo a casa dopo cena che i miei genitori pensavano che l’università fosse una copertura e che chissà che andavo facendo.
Avendo ricoperto vari ruoli all’interno dell’associazione, quale pensi sia il valore aggiunto di ASE per gli studenti?
ASE è come un grande scatolone dal quale può fuoriuscire tanto di quel valore che nemmeno ce ne rendiamo conto. L’Associazionismo universitario, quello sano, può fare e dare davvero tanto.
Terminato il percorso magistrale hai trovato lavoro presso Protiviti. Come hai conosciuto questa società? Come era strutturato il tuo colloquio?
Proprio durante un’organizzazione del JobDay sentii parlare di Protiviti, non la conoscevo prima dell’epoca, ricordo che quando l’HR Director presentò la società ne rimasi colpita (mi sembrava una gran bella realtà con una gran bella cultura corporativa), quindi appena ho avuto l’opportunità di potermi candidare per lavorare con loro l’ho fatto. L’iter di selezione che ho svolto si compose di tre colloqui: il primo conoscitivo con l’HR, il secondo con un Manager di area ed il terzo con il Managing Director del Technology Consulting (che è l’area in cui ho iniziato il mio stage).
Di cosa si occupa Protiviti? E tu di cosa hai iniziato ad occuparti in Protiviti?
Protiviti è una società di consulenza direzionale, indipendente dai network di revisione contabile. È presente in diversi paesi ed in Italia ha 3 sedi: Roma, Torino e Milano. È leader nell’offerta di servizi di consulenza in ambito Business Risk, Technology Risk e Internal Audit. Personalmente ho iniziato il mio stage nell’area del Technology, su tematiche afferenti Security&Privacy e ad oggi mi sto avvicinando a tematiche afferenti all’area BPI (Business Performance Improvement).
Dove ti vedi tra dieci anni?
No ja la detesto questa domanda. Dico solo che come ad oggi sono contenta delle diverse scelte che ho fatto, spero tra dieci anni di guardarmi indietro e pensare lo stesso e pensare tra me e me “menomale che, scelta migliore non avrei potuto…”