Oggetto di dibattiti nazionali ed internazionali, la discussa economia circolare rappresenta uno strumento per la lotta alla crisi climatica
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Economia circolare, chi è il Mr. X d’Europa
Quanti di noi ricordano dei racconti di nonni o, più in generale, di anziani parenti che, riportando alla memoria periodi della loro vita in cui prefiguravano impensabili evoluzioni tecnologiche che chissà in quale modo avrebbero potuto sconvolgere le loro esistenze avvicinandoli a svolte decisive per l’intera razza umana, evidenziavano come, quando quelle fantasie apparentemente irrealizzabili avevano preso forma davanti ai loro occhi e la possibilità di connettersi potenzialmente con chiunque nel mondo non era più solo la farneticazione di un folle romantico che aveva visto troppi film di Star Trek, si fossero sentiti catapultati in una realtà che quasi sembrava non appartenere loro e che aveva, di punto in bianco, semplificato la quotidianità di un mondo investito dall’evoluzione?
Immaginiamo di avere uno strumento simile in condizioni completamente diverse e che, con le dovute proporzioni, potrebbe rivelarsi un elemento fondamentale nella lotta ai cambiamenti climatici: l’economia circolare. A volersi rifare alle basilari definizioni reperibili nei repertori di numerose enciclopedie digitali, con economia circolare si definisce un sistema economico pensato per potersi rigenerare da solo, per essere in grado di generare da sé (conseguentemente) la propria ecosostenibilità. Più nello specifico,si tratta di un modello con cui si estende il ciclo di vita dei prodotti, contribuendo a ridurre i rifiuti al minimo. Una volta che le merci hanno terminato la loro funzione, infatti, i materiali di cui sono composte vengono infatti reintrodotte, laddove possibile, nel ciclo economico. Così si possono continuamente riutilizzare all’interno della produzione generando ulteriore valore.
Maria Cristina Squarcialupi, la voce italiana dell’economia circolare
Instancabile sostenitrice dell’implementazione di più corposi sistemi di economia circolare in Italia è Maria Cristina Squarcialupi, consigliere di Confindustria Toscana Sud con delega allo sviluppo sostenibile, della quale riportiamo alcune recenti dichiarazioni: “(L’economia circolare) sarà fondamentale per risolvere le complesse problematiche intercorrenti tra ambiente, gestione dei rifiuti e degli imballaggi. L’Europa ha redatto un piano d’azione per facilitare la transizione verso un modello di crescita di tipo “circolare” che l’industria italiana ha spesso anticipato, infatti, anche a causa della povertà di materie prime che caratterizza il nostro Paese, la gestione virtuosa degli scarti produttivi è assai diffusa e consolidata, consentendo così di rispettare le percentuali di recupero dettate a livello europeo per i rifiuti speciali. A differenza dei rifiuti urbani (prodotti in ambito domestico) che vengono raccolti, trasportati e trattati da un gestore unico (nel nostro caso è Sei Toscana), la gestione dei rifiuti speciali (prodotti in ambito industriale) resta in capo al produttore, pertanto le aziende si rivolgono a ditte private autorizzate che garantiscono raccolta, trasporto e trattamento dei rifiuti speciali, sottoponendoli ad operazioni di riutilizzo, riciclaggio e recupero in funzione della tipologia di rifiuto. Per questo motivo, Confindustria Toscana Sud ha da sempre sostenuto lo sviluppo ed il potenziamento di impianti di recupero sul territorio, che potessero assicurare un ciclo virtuoso dei rifiuti a favore dello sviluppo di un’economia circolare, contando sulla chiusura del cerchio in un luogo prossimo a quello in cui è stato prodotto il rifiuto stesso proprio perché le imprese ed i territori sono i veri protagonisti per lo sviluppo di un’economia sostenibile, dal 2018 in Associazione è attivo un Gruppo di Lavoro sull’Economia Circolare che coinvolge le aziende associate operanti nella gestione dei rifiuti. Tra le attività promosse dal Gruppo, anche l’organizzazione di momenti di approfondimento diretto tra aziende, Regione e Confindustria su normative ed adempimenti ambientali”.
Le parole della Squarcialupi lasciano intendere quanto un modello circolare possa potenzialmente rappresentare un elemento estremamente importante anche in termini di raggiungimento degli obiettivi fissati dal Green Deal e dagli Accordi di Parigi relativamente al tema dell’inquinamento e del già citato sviluppo sostenibile.
Il Circularity Gap Report, le statistiche dell’economia circolare
Il Circularity Gap Report, redatto annualmente dal think-tank Circle Economy (e quest’anno presentato a Davos in occasione del World Economic Forum, ndr) analizza le statistiche riguardanti il riutilizzo di risorse a livello mondiale, al fine di comprendere quali siano le migliorie che si possono apportare ad un sistema ancora grezzo ed in fase di definizione.
L’ultima edizione del rapporto ha rilevato che su oltre 100 miliardi di tonnellate di materiali estratti, meno del 9% viene recuperato e riutilizzato. Numeri che fanno ben sperare per il futuro, ma che rappresentano solo un gradino di un’enorme scalinata che va percorsa con una grossa zavorra sulle spalle. Gli Accordi di Parigi parlano chiaro e le emissioni di CO2 devono e possono essere ridotti mediante un accorto utilizzo del sistema circolare.
22,8 miliardi di tonnellate di gas serra vengono annualmente emessi dalle industrie a livello mondiale e, a detta degli esperti del think-tank Circle Economy, la statistica potrebbe essere dimezzata mediante lo sfruttamento di costruzioni ad alta efficienza energetica e di materiali riciclabili o riutilizzabili.
Sta all’Europa decidere quanta fiducia riporre nelle mani di un sistema giovane, ma potenzialmente rivoluzionario nella lotta alle emissioni e alla crisi.
A cura di Mario De Vito