INSIDE BANKS: MARTA TASULO, BCE

Marta ha 24 anni, e si è laureata in Economics and Finance alla Federico II e attualmente lavora come Supervision Analyst presso la BCE con un contratto a tempo determinato.

Partiamo dal passato, dalla tua carriera universitaria. Parlaci del tuo percorso.

Sin dal quarto anno di liceo sapevo che la mia scelta sarebbe stata indirizzata ad uno dei corsi di laurea in Economia. Mi affascinava, ed ancora mi affascina, l’idea di poter migliorare l’aspetto sociale dell’uomo attraverso l’analisi economico-finanziaria di tutti i fattori che lo influenzano.  Scegliere “Economia” significava per me trovare una soluzione pratica ad un problema “umano”. Nel settembre 2014 ho iniziato il mio percorso di studi all’Università di Napoli Federico II frequentando il corso di laurea triennale in Economia Aziendale. Durante l’ultimo anno della triennale ho capito, però, che i miei interessi erano maggiormente orientati alle materie di matrice finanziaria, così ho deciso di proseguire gli studi iscrivendomi al corso di laurea magistrale in Economics and Finance nel 2017. E, se avessi la possibilità di cambiare qualcosa, farei esattamente le stesse scelte: entrambi i percorsi sono stati fondamentali per la mia crescita.

Cosa ti ha spinto a passare da Economia Aziendale a Economics and Finance?

Dopo aver concluso il corso di laurea triennale, sentivo la necessità di spingermi oltre la mia comfort zone. Volevo mettere alla prova le mie capacità e, soprattutto, approfondire ciò che più mi aveva colpito ed appassionato, il mondo della finanza. Ad accrescere il mio interesse sono stati due corsi in particolare, “Economia Aziendale II ed Analisi di Bilancio” e “Mercati ed Investimenti Finanziari”. Probabilmente il carisma e la passione trasmessi dai professori di queste due materie mi hanno spinta a scegliere il corso di laurea magistrale in Economics and Finance. 

Noto che hai trascorso parte della magistrale in Erasmus. Come è stato studiare all’estero? Hai rilevato delle importanti differenze tra atenei esteri e italiani? 

Ho studiato per un semestre all’Università di Valencia, esperienza che ha rappresentato per me un periodo di grande crescita. Confrontarmi con una città e tradizioni diverse mi ha cambiato. Consiglierei a tutti gli studenti di fare almeno una volta un’esperienza simile.

Non ho notato molte differenze tra la struttura dei corsi e degli esami dell’Università di Valencia e quella del corso in Economics and Finance. Quest’ultimo è, infatti, frequentato da un’unica classe composta da pochi alunni e la sua struttura è completamente diversa da quella tipica “italiana”: i corsi sono trimestrali e gli esami si sostengono in un’unica settimana successiva alla chiusura del trimestre.

Al contrario, rispetto al corso di laurea triennale, ho notato a Valencia una maggiore attenzione allo studente, esami molto più orientati alla pratica (ad esempio, per ognuno dei corsi mi era richiesto di portare a termine uno o più progetti in team o da sola), una valutazione continua dell’alunno (ad esempio, ogni settimana ricevevo feedback sui progetti).

Quali consigli ti senti di dare agli studenti, soprattutto in questo periodo particolare dovuto alla pandemia?

Credo che la classe universitaria attuale sia stata da un lato molto sfortunata: ricostruire la realtà universitaria attraverso uno schermo non è facile. Dall’altro lato, credo che la stessa sarà in grado di affrontare situazioni di stress e difficoltà molto meglio di chiunque altro. Il mio consiglio è di non farsi frenare da questo periodo, ma di investire il tempo “regalatoci” dalla pandemia nel costruirsi un valore aggiunto. È un tempo utile per capire cosa si vuole fare, quale ambito si vuole esplorare e cosa si può fare per raggiungere i propri obiettivi. Consiglierei di informarsi su opportunità di stage a partire dai primi anni del percorso universitario, di mettersi in contatto tramite LinkedIn o altri canali con chi ha già esperienza lavorativa, tenendo a mente che tutti siamo stati studenti ed è sempre bello dare una mano al “te” di pochi anni fa.

Passiamo alla carriera post-universitaria. Di cosa ti sei occupata e di cosa ti occupi attualmente?

Durante gli anni della laurea triennale ho avuto l’opportunità di entrare in contatto con il mondo del lavoro come assistente di uno studio commerciale. Questo periodo è stato molto formativo per me, ho imparato a gestire il tempo a disposizione tra università e lavoro. Sono molto grata ai miei responsabili di allora, mi hanno dato una possibilità quando ero solo al secondo anno di studi e avevo una conoscenza ancora limitata.

Durante il secondo anno di laurea magistrale ho iniziato il mio percorso lavorativo all’European Central Bank (ECB) come trainee nel Single Supervisory Mechanism (SSM) per poi, dopo un anno, ricoprire la posizione di analyst. In ECB mi sono occupata, e, mi occupo tuttora, di argomenti relativi alla supervisione bancaria in relazione a market e credit risk. Ad esempio, lavoro spesso a temi legati a derivatives market, securitisation e credit counterparty risk. 

Come sei venuta a conoscenza dell’opportunità di lavoro alla BCE?

Sono venuta a conoscenza di questa opportunità per merito di un collega del corso Economics and Finance entrato in ECB un anno prima che ci ha raccontato la sua esperienza. Infatti, una delle peculiarità di questo corso è la facilità con cui si riescono a stabilire legami con gli alumni: il potere del networking nel mondo del lavoro (e non) è fondamentale. Tuttavia, è sufficiente controllare frequentemente il sito della ECB nella pagina dedicata alle posizioni aperte.

Cosa/Chi ti ha convinto ad intraprendere la carriera in questo settore?

Ho sempre voluto lavorare in un’istituzione in cui l’aspetto sociale è prioritario. In particolare, intendevo perseguire questo scopo in relazione al settore bancario, ciò che più condiziona la vita del singolo e regge l’economia di una società a mio parere. In aggiunta, durante il corso di laurea magistrale ho avuto modo di frequentare corsi, ad esempio “Banking Supervision”, tenuto da due esperti di Banca d’Italia, che mi hanno permesso di approfondire la realtà del sistema bancario e di capire come si coniugano teoria e pratica all’interno di quest’ultimo.

Per chi non conosce bene il settore della vigilanza bancaria, in cosa consiste?

La vigilanza bancaria consiste nel monitorare e controllare il funzionamento delle banche. Il Single Supervisory Mechanism è il sistema europeo di vigilanza bancaria comprendente la European Central Bank e le autorità nazionali competenti dei paesi dell’area dell’euro. La ECB ha il ruolo in questo caso di sovraintendere alla vigilanza bancaria ed è responsabile, insieme alle autorità di vigilanza nazionali dei paesi partecipanti, del funzionamento della vigilanza bancaria europea.

Parlaci della tua routine.

In seguito allo scoppio della pandemia, la mia routine è un po’ cambiata: lavorare in smart working ha modificato il mio modo di vivere il lavoro passando dal contatto costante con colleghi a modalità di confronto totalmente diverse, ma non meno efficaci. Ad oggi la mia giornata lavorativa è composta da meeting giornalieri (più frequenti rispetto al periodo pre-pandemia) utilizzati per confrontarci sulle attività e per lavorare insieme. Le pause caffè sono molto più solitarie rispetto a prima, anche se non mancano occasioni di “virtual coffee”. 

Quali sono le cose da sapere prima di buttarsi nel mondo del lavoro secondo te?

Credo sia importante tenere a mente che bisogna ascoltare molto e fare domande a chi ha già esperienza per capire cosa si deve fare e come ottenere una determinata posizione. Non bisogna aver paura di chiedere, di esprimere la propria opinione, nel rispetto degli altri e delle circostanze. Indipendentemente dalla seniority del proprio interlocutore, bisogna tenere a mente che il contesto dinamico in cui ci troviamo non ammette barriere nella comunicazione.

Se non si ha ancora chiara la propria strada nel mondo del lavoro durante il percorso universitario non c’è nulla da temere: il confronto e la tenacia saranno gli elementi che faranno la differenza nel raggiungimento dei propri obiettivi.

A cura di Giuseppe Piccolo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *