Roberta Forlenza: tra passione e Risk Management

Roberta ha 31 anni, si è laureata in Finanza alla Federico II e attualmente lavora presso Generali Investments – Strategic Asset-Allocation Department.

Anche se sono trascorsi diversi anni dal conseguimento della tua laurea triennale in Economia delle imprese finanziarie, parlaci del tuo percorso universitario e delle motivazioni che ti hanno spinto a scegliere questa facoltà.

Ho scelto economia perché ero affascinata dai numeri applicati al mondo reale: la matematica mi è sempre piaciuta, ma ero interessata a vederne gli effetti nella finanza e nella vita di tutti i giorni. Per quanto riguarda la scelta dell’ateneo, ho partecipato a vari open day universitari durante l’ultimo anno di liceo e sono rimasta molto affascinata dall’università Federico II – per la sua storia e per l’atmosfera che percepivo tra i corridoi.

Durante il tuo percorso universitario, quale esame, più di tutti, ti ha colpito?

Considerando tutti gli studi universitari, che comprendono sia il percorso triennale che quello magistrale, gli esami che più mi hanno interessata, e che poi ho ritrovato di maggior utilità nel mondo lavorativo, sono stati gli esami di: matematica finanziaria e finanza matematica (seguiti con la prof.ssa Emilia Di Lorenzo) , progettazione e analisi dei prodotti finanziari (seguito con la prof.ssa Rosa Cocozza) e teoria della Finanza.

Conseguita la laurea triennale cosa ti ha convinto ad approfondire gli studi nell’ambito finanziario?

Come naturale percorso della mia laurea triennale, e sulla base di quanto già accennato nelle risposte precedenti, sono stata interessata ad approfondire temi relativi al mondo finanziario in senso stretto – piuttosto che di natura commerciale o aziendale. 

Come mai hai scelto di affrontare un master? Quali ulteriori competenze ti ha fornito?

Durante gli ultimi anni universitari, mi sono resa conto che, purtroppo, il mondo universitario non era ancora molto ben collegato con il mondo lavorativo. Avevo bisogno di una guida che mi aiutasse a capire quali competenze tecniche/personali migliorare per entrare nel modo migliore nel mondo del lavoro ed ad allinearmi con le aspettative del settore.

Dato che sei stata consulente in due società molto diverse (Reply prima, e KPMG poi), potresti descrivere i pro e i contro delle due realtà aziendali (differenze tra Reply ed una big four come KPMG)?

Ci sono Pro e Contro in entrambe le realtà aziendali. In generale, in una società più piccola acquisisci velocemente, e con le relative conseguenze, responsabilità e visibilità agli occhi dei tuoi superiori; in una società più grande, ciò avviene in maniera più strutturata. In entrambi i casi, il talento (almeno nella mia esperienza) è stato sempre apprezzato e premiato. 

Ovviamente, tanto più ci si espone tanto più bisogna essere consapevoli di cosa e soprattutto di come si sta svolgendo il proprio lavoro: si dice che bastino 10 secondi per farsi un’idea di una persona, mentre non bastino giorni per far cambiare tale idea. Per cui, il mio consiglio è quello di ponderare il momento e il valore aggiunto di quello che si sta per dire e/o fare a prescindere in quale azienda ci si trovi.

Notiamo che hai avuto esperienze in più aziende. Come hai affrontato i diversi colloqui lavorativi? Hai qualche consiglio?

Anzitutto, informatevi sull’azienda presso cui state facendo il colloquio: se vi state candidando, vi interessa; se vi interessa, informatevi. Informatevi non solo sui numeri di bilancio, ma soprattutto sui principi e gli obiettivi socio-aziendali: date un’occhiata al sito dell’azienda/alle principali o recenti notizie che circolano su di essa,…. 

In secundis, credo che l’empatia giochi un ruolo fondamentale: 

“Perché assumere me e non altri?”

“Perché io sono determinata e sono curiosa. Ho l’umiltà di essere consapevole di non sapere tutto, ma ho la determinazione di imparare e dare il meglio di me”. 

Per cui non preoccupatevi di dare “tutte” le risposte “esatte” ad un colloquio: a volte vengono fatte domande a cui “risposta non c’è” proprio per vedere come si reagisce a qualcosa che non si conosce e come si ragiona per trovare il modo più opportuno per inquadrare una soluzione.

Rimanete calmi e soprattutto non mostrate spavalderia: entrare in punta di piedi vi permetterà di acquisire fiducia del vostro interlocutore e capire se e quanto spazio potete prendervi durante il colloquio.

Quali sono le funzioni svolte da un senior consultant in KPMG?

Un senior consultant deve essere un buon collegamento tra figure più junior e figure più senior. Deve mostrare capacità di sapersela cavare nella risoluzione dei problemi e portare avanti tutte le attività facendo le veci del Manager: allineandosi sulle cose fatte e quelle da fare quando serve; mantenendo tutto sotto controllo e portando avanti le proprie attività, nonché essere di riferimento per i colleghi più giovani che sono nello stesso team.

In generale, è una figura ibrida tra colleghi più junior e più senior. Da colleghi più senior si può imparare tanto: se si ha curiosità di chiedere e se si ha l’umiltà di fare; per colleghi più junior: bisogna avere la pazienza che vorremmo avessero quando ci insegnano qualcosa e l’umiltà di mettersi in dubbio sempre (“Non ha capito perchè forse non mi sono spiegata nel modo migliore”; “Forse questa cosa funziona meglio seguendo il metodo suggerito dal collega più junior piuttosto che come era mia abitudine fare”,…)

Risk manager, potresti spiegarci ,concretamente, quali sono le funzioni svolte da quest’ultimo?

La funzione di Risk Manager è direttamente collegata al Consiglio di Amministrazione, con lo scopo di alzare la mano e segnalare cose che potrebbero mettere a rischio (sia patrimoniale che reputazionale) l’azienda. Nella mia ultima esperienza lavorativa come membro del Risk Management Department della SGR di Generali (Generali Investment Partners – GIP) avevo il compito di monitorare i portafogli di investimento gestiti dalla società al fine di fare presente casi di performance al di sotto di un determinato standard o rischi (valutati ex ante con metodi predittivi) che preannunciassero situazioni troppo rischiose da sostenere.

La politica aziendale, e l’ambiente lavorativo, di Generali (società italiana) è molto differente rispetto a quella di KPMG?

Una società di consulenza è un’ottima “palestra”. Lavorare per una società di consulenza ti insegna a gestire in maniera efficace ed efficiente le tue energie, il tuo tempo e soprattutto tempra la tua emotività davanti a tanti clienti/progetti/team/cose da fare. In Generali, le cose da fare non sono da meno. 

Quello che cambia secondo me è l’approccio. In una società di consulenza percepivo il tutto in maniera un po’ più “distante”: ossia andavo dal cliente, facevo delle cose per il cliente e il momento successivo stavo facendo altro per qualcun altro; in Generali, invece, sento di fare qualcosa per la azienda di cui faccio parte, di fare qualcosa che so essere funzionale per altre attività e/o per altri colleghi, ne capisco l’utilità aziendale e ne vedo la prosecuzione…insomma è diventato tutto più reale, concreto.

Parlaci della tua routine, e di come si è evoluta nel tempo (attraverso le tue esperienze lavorative)

Ho sempre cercato di evitare di cadere nella routine. Nella mia carriera ho fatto davvero tante cose: ho viaggiato tanto ma soprattutto ho continuato a studiare e ad imparare e questo mi ha portato a fare cose sempre diverse. 

Penso che la routine dopo un po’ stanchi…per cui bisogna trovare sempre nuovi stimoli. Ciò non significa cambiare radicalmente lavoro/attività svolte. Si può anche cambiare nel fare le stesse cose di sempre ma magari trovando “nuovi” modi di farle, i quali magari poi ti portano a migliorare e a velocizzare quello che facevi prima, cosa che a sua volta ti regala tempo per fare qualcosa di nuovo. 

Ad esempio, all’inizio della mia carriera, come ci si aspetterebbe, avevo tanti file excel su cui fare copia/incolla di dati…piuttosto che passare le giornate in quel modo, ho imparato a programmare macro in VBA alle quali ho fatto fare tutti i copia/incolla: ho imparato qualcosa di nuovo (che poi mi è tornato utile per altro) e nel frattempo ho evitato di fare sempre la stessa cosa milioni di volte…in questo modo ho acquisito capacità di programmazione e mi sono ritrovata in progetti in cui servivano competenze di sviluppo in Matlab…e poi SAS…e poi Python….sempre nuovi stimoli e quasi mai le stesse cose.

Potresti indicare un libro per chi vorrebbe approfondire (anche a livello universitario) il risk management?

Uno dei libri meglio rappresentativi del mondo finanziario in generale è “Opzioni, futures e altri derivati” di John C. Hull– fortemente suggerito dalla prof.ssa Cocozza. Ricordo che durante gli anni universitari ho studiato i capitoli di quel libro con gran fatica, alcune cose non erano immediatamente chiare mentre altre mi sembrano così astratte…beh, direi che dopo anni di lavoro, quel libro è sicuramente tra i must to have nella collezione dei libri da studiare e apprendere a pieno per capire il mondo finanziario. 

Come hai acquisito competenze informatiche (università, corsi privati, o durante le esperienze lavorative)?

All’università ho fatto un esame di informatica di cui ricordo appena una o due nozioni in VBA, durante un altro corso abbiamo visto un accenno di programmazione in Matlab (per esempio, la formula chiusa di pricing delle opzioni di B&S), ma ho effettivamente sviluppato competenze informatiche nel momento in cui mi sono ritrovata nella necessità operativa. Per cui direi che ho imparato sul campo da autodidatta durante le mie esperienze lavorative. 

Preciso che un corso o un buono studio sarebbero stati molto utili e sicuramente mi avrebbero fornito una base molto più robusta, ma devo dire che qualche libro consigliato dai colleghi, Google e i suoi forum, sono stati dei validissimi supporter.

Che consiglio ti senti di dare agli studenti che a breve sbarcheranno nel mondo del lavoro? E a coloro che, invece, hanno appena iniziato il percorso universitario?

Consiglio determinazione e caparbietà. Col tempo ho imparato che anche se non si hanno conoscenze specifiche di alcuni argomenti, è importante essere determinati ad acquisire nuove conoscenze e a “sbattere” la testa per migliorarsi…sempre.

A volte tra colui che sa bene una sola cosa e chi invece mostra di poterne e soprattutto volerne imparare sempre di più, viene premiato il secondo.

Per coloro che ci si accingono ad entrare nel mondo del lavoro faccio notare che bisogna essere consapevoli che durante un colloquio c’è “una domanda ed un’offerta che devono incontrarsi”: non sempre si è il candidato adatto per il ruolo che si sta cercando. Ciò non vuole dire non essere “adatti”, ma semplicemente che non è quello il luogo né il tempo adatto. Per cui, indipendentemente dal risultato del colloquio il mio consiglio è: mai “abbattersi” in caso di esito negativo; ma soprattutto mai sentirsi “arrivati” in caso di esito positivo o promozioni…perché aver avuto quel ruolo non è il traguardo ma il punto di partenza

Quali sono i tuoi obiettivi nei prossimi anni?

Ho cambiato da poco lavoro, sono passata da una funzione di Risk Management ad una di Asset Allocation Strategica (presso Generali Insurance Asset Management  – GIAM) per la gestione dei portafogli finanziari: ora le mie attività sono di supporto alla gestione dei portafogli di investimento. 

Il mio intento è quello di essere un punto di riferimento per i miei colleghi e, col tempo, diventare Deputy, o, perché no, Responsabile del team: è un obiettivo molto ambizioso…dovrò sviluppare e accrescere competenze sia analitiche che manageriali. Ho ancora molto da imparare e tanta esperienza da maturare, ma la determinazione e la caparbietà mi saranno utili per il conseguimento di questo proposito.

A cura di Nunzio Visone, Ludovica Baccelliere, Federica Vertolomo, Maria Francesca Martino, Giovanni Carannante, Alessandro Garbucci, Salvatore Cristiano, Vincenzo Succoia

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