INSIDE BANKS: GIUSEPPE BRACCIA, INTESA SANPAOLO

Giuseppe ha 26 anni, e si è laureato in Economics and Finance alla Federico II e attualmente lavora presso Intesa Sanpaolo nel reparto Uffici Controlli Regolamentari con un contratto a tempo indeterminato.

Cosa ti ha spinto a intraprendere il percorso di studi in Economia? 

Ho sempre avuto, sin da piccolo, una forte predisposizione per tutto ciò che riguardava i numeri. All’inizio del mio percorso liceale ero convinto che avrei continuato la mia carriera da studente iscrivendomi ad ingegneria. Poi arriva il 2008, si parla di economia a tutte le ore del giorno in ogni canale televisivo: ciò suscita in me un forte interesse e la volontà di approfondire quella materia così rilevante che io non conoscevo affatto. Il mio ultimo anno di scuole superiori è stato nel 2012, anno in cui l’economia ritorna sulla bocca di tutti a causa delle crisi del debito sovrano dell’Area Euro e, a quel punto, non ho avuto più dubbi sulla scelta.

Prima di scegliere l’università avevi già le idee chiare su quale carriera lavorativa intraprendere? 

Assolutamente no. Mi sono iscritto ad Economia e Commercio spinto dall’interesse verso la materia: ovviamente mi ero documentato sugli ottimi sbocchi lavorativi di questo tipo di percorso universitario ma quest’aspetto rappresentava solo un “plus” e non la motivazione principale della mia scelta. Credo che una scelta sul tipo di carriera lavorativa desiderata possa essere maturata solo valutando, esame dopo esame, il maggiore interesse verso una materia piuttosto che verso un’altra. Tuttavia, neanche ciò è sufficiente, in quanto, studiare una materia è ben diverso dall’intraprendere una carriera lavorativa correlata ad essa; pertanto, il mio consiglio è quello di provare quante più esperienze possibili in modo da capire quale sia la propria strada.

Quali sono state le tue prime difficoltà nell’ambiente universitario? 

L’università è stata una vera e propria rivoluzione per me: abitando a più di 100km da Napoli, ho intrapreso la carriera universitaria da fuori sede e questo penso sia stato il più grande cambiamento della mia vita e, come ogni cambiamento importante, porta con sé delle difficoltà. 

Dal punto di vista strettamente accademico, la più grande difficoltà è stata nella modifica totale del metodo di studio rispetto a quanto fatto fino a quel giorno. Soprattutto nel corso del primo anno di università, sei uno studente in mezzo a centinaia (talvolta migliaia) di altri, che hanno intrapreso il tuo stesso percorso. Non essere seguito e valutato costantemente ma avere un’unica grande prova finale, l’esame, è qualcosa che spaventa e che, secondo me, analogamente a quanto accade nelle altre università europee, andrebbe cambiato.

Quali sono i consigli che daresti a una matricola per superare i primi intoppi universitari? 

Concentrarsi sull’obiettivo. Potranno esserci molte difficoltà e momenti di frustrazione o di scarsa motivazione, specialmente all’inizio, quando si è catapultati in un mondo totalmente nuovo, ma restare concentrati sul proprio obiettivo finale aiuta a superare tutto ciò. Un altro aspetto importante secondo me è la consapevolezza: bisogna essere consapevoli che le difficoltà sono normali e che tutti le hanno, anche chi non le lascia trasparire verso l’esterno: ciò potrebbe aiutare a non buttarsi giù e a rialzarsi più in fretta.

Qual è stato l’esame/gli esami più interessante/i durante il tuo cammino universitario?

 Gli esami più interessanti del mio percorso universitario sono stati, per la maggior parte, quelli a scelta svolti durante la laurea magistrale in Economics and Finance. In particolare, come esami a scelta, ho trovato molto interessanti Portfolio Management e Derivatives, mentre l’esame obbligatorio che ho apprezzato di più è stato Asset Management. Inoltre, sono stati davvero interessanti gli esami svolti durante i due Erasmus a Lisbona e Francoforte: in entrambi i casi, durante i corsi, erano previsti dei lavori di gruppo che contribuivano al 50% al voto finale e questo tipo di modalità rendeva l’apprendimento più interattivo ed interessante.

Perché hai deciso di partire per l’Erasmus durante l’ultimo anno della triennale e durante il secondo anno della magistrale? Quali vantaggi hai riscontrato? 

L’Erasmus è stato fin dall’inizio uno dei miei obiettivi. Per me era incredibile avere la possibilità di vivere per vari mesi all’estero, studiare in un’università straniera, apprendere usi e tradizioni di una nazione diversa dalla mia e conoscere studenti provenienti da ogni parte del globo: ognuna di queste conoscenze mi ha indubbiamente fatto crescere come persona. Personalmente, ho partecipato al progetto Erasmus innanzitutto per portarmi a casa un’esperienza di vita, per raccogliere esperienze che sarebbero state per me un vantaggio in futuro in termini di capacità di adattamento a nuove situazioni, soft-skill molto spendibile in ogni ambito.

Poi, ovviamente, c’è anche l’aspetto accademico/curriculare: l’Erasmus ti dà la possibilità di apprendere con più efficacia nuove lingue e di sperimentare un metodo di insegnamento che, talvolta, può essere molto diverso rispetto a ciò a cui siamo abituati.

Quale libro consiglieresti a uno studente?

 Domanda che mi mette in difficoltà! Da un punto di vista motivazionale, potrebbe essere una buona idea scegliere una biografia di un personaggio a cui vorremmo ispirarci: su questo aspetto non ho un consiglio specifico da dare, in quanto ognuno ha i propri gusti. Da un punto di vista di crescita personale, invece, consiglierei “Il giovane Holden” di J. D. Salinger.

Come hai affrontato i colloqui con Findomestic e Intesa Sanpaolo?

 Il colloquio con Findomestic è durato un’intera giornata in cui, durante la mattinata, abbiamo svolto prove di logica e attitudinali di gruppo ed il pomeriggio era dedicato ai colloqui individuali. Il processo era interamente controllato dalla struttura HR, pertanto, prima della mia assunzione, non ho mai conosciuto il mio manager. Al contrario, con Intesa Sanpaolo, ho svolto le prove di logica da remoto e, superate quelle, ho svolto un colloquio individuale in cui sono stato intervistato contemporaneamente da colui che, attualmente, è il mio responsabile e dalla struttura HR.

In tali circostanze, è essenziale non fasi prendere dal panico e mantenere la mente lucida: ci saranno domande mirate a mettere in difficoltà il candidato e valutare la sua capacità di reagire a situazioni di forte stress. Ho affrontato tali situazioni mantenendo la giusta freddezza e dimostrando, a chi mi stava intervistando, che riesco a cavarmela bene anche in situazioni difficili.

Sei passato da Credit Advisor all’Ufficio Controlli Regolamentari. Raccontaci la tua esperienza e le differenze che hai riscontrato durante questo percorso. 

Sono due esperienze completamente diverse. Come Credit Advisor, mi occupavo di valutare l’approvazione o meno delle richieste di finanziamento giunte alla banca: è un lavoro molto operativo e con degli obiettivi commerciali sfidanti. Al contrario, il mio attuale ruolo in Intesa Sanpaolo ha sia un lato operativo, che consiste nel presidio del corretto reporting regolamentare in ambito EMIR e DFA, sia un lato progettuale, in cui si portano avanti sviluppi tecnologici per rendere tutto il processo più efficiente e per rispondere alle evoluzioni normative che periodicamente vengono pubblicate da ESMA e CFTC. 

Come detto in precedenza, a mio parere, bisognerebbe provare sul campo esperienze diverse tra di loro per capire qual è la strada che fa più al caso nostro.

Parlaci della tua routine.

Ad oggi, causa emergenza sanitaria, siamo a quota undici mesi consecutivi di smartworking pertanto la mia routine, in quest’ultimo periodo, è molto meno variegata ed interessante rispetto al passato, anche se più comoda.

Prima di tutto ciò, entravo in ufficio alle 8:25 e, dopo aver preso un caffè con i colleghi, cominciava la giornata lavorativa vera e propria. Un momento secondo me molto importante della giornata consiste nella pausa pranzo, occasione di networking in cui si creano quei rapporti personali che vanno oltre il mero rapporto lavorativo e che potrebbero tornare utili per la nostra carriera lavorativa ma non solo. Finita la giornata lavorativa, resta il tempo per una passeggiata per le vie del centro di Milano oppure, in caso di maltempo, per recuperare gli arretrati che, nel frattempo, si sono accumulati su Netflix.

Quanto conta a livello personale e in un curriculum la conoscenza della lingua inglese? E le competenze informatiche?

 Sono davvero due competenze molto importanti da avere nel proprio curriculum, tuttavia, sia l’una che l’altra possono anche portarci dei vantaggi nella nostra vita extra-lavorativa. Per quanto riguarda la conoscenza dell’inglese, oggigiorno penso che ogni datore di lavoro del settore economico-finanziario richieda questa competenza: non bisogna essere madrelingua né avere un livello C2, sia chiaro, ma è importante riuscire a tenere una conversazione e conoscere i termini tecnici della propria materia.

Per quanto riguarda le conoscenze informatiche, molto dipende dal tipo di impiego a cui stiamo facendo riferimento. Una buona conoscenza del pacchetto Office e, in particolare, di Word, Excel e Power Point è fondamentale nella quasi totalità dei casi, mentre, per ruoli più specialistici, potrebbe essere necessaria anche la conoscenza di alcuni linguaggi di programmazione.

Quale consiglio ti senti di dare a un neolaureato che è in procinto di entrare nel mondo del lavoro? 

Bisogna innanzitutto essere consapevoli che il mondo lavorativo è un universo a parte rispetto a quello universitario e che non tutte le nozioni apprese troveranno un diretto riscontro in ciò che andremo a fare. Consiglio innanzitutto di allenarsi a fare colloqui ed il modo migliore per farlo è cominciare a farne senza avere troppi timori: quando arriverà la grande occasione o il lavoro dei sogni saremo pronti e affronteremo quel colloquio con una maggiore sicurezza di noi stessi. In secondo luogo, consiglio di fare esperienze anche se non strettamente legate a quello che crediamo sia il nostro lavoro ideale: secondo me, non bisogna avere timore di tuffarsi in nuove avventure ed avere poi la lucidità di abbandonarle quando ci rendiamo conto che tale esperienza non ci porterà da nessuna parte. Un ultimo consiglio che voglio dare è quello di essere curiosi: non pensare solo al proprio orticello ma informarsi a trecentosessanta gradi, sia sul posto di lavoro sia in generale, ci porterà indubbiamente notevoli vantaggi nella vita.

A cura di Daniele Muccio e Giuseppe Piccolo

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