Fincantieri-Stx: il matrimonio del gigante dei mari “non s’ha da fare”

Macron si è espresso, il nazionalismo francese ha vinto sugli oltre tre anni di trattative

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La stroncatura dell’acquisizione nasce dalla comune decisione di Parigi e Roma, motivata dalle forti incertezze riguardanti il settore turistico, che, ad oggi non sembrano ancora concedere le sicurezze necessarie per la potenziale nascita del colosso.

Cronistoria:

Nel luglio 2017, durante la presidenza francese di Hollande, nella fase di accordi iniziali, era previsto che la grande compagnia industriale di cantieristica navale guidata da Giuseppe Bono avrebbe dovuto, nel medio periodo, assumere il controllo dell’ex Stx France, ora Chantiers de l’Atlantique.

Tutti i buoni propositi sono sono stati disattesi a seguito dell’insediamento del governo Macron che, in nome del nazionalismo economico francese, ha deciso per un dietrofront.

Il 31 gennaio sarebbe dovuta arrivare la sesta proroga sull’argomento.
Una decisione definita è stata poi imposta all’Italia, contestualmente alla telefonata avvenuta nel pomeriggio tra Bruno Le Maire, Ministro dell’Economia francese; Stefano Patuanelli, Ministro dello Sviluppo Economico del governo Conte e Margrethe Vestager, vice-presidente esecutiva della Commissione Europea e numero uno dell’Antitrust europeo.

Sviluppi e considerazioni complessive sul fenomeno:

In accordo con l’opinione attualmente più comune, la storia ha superato la soglia del paradossale. Questa affermazione è dovuta sopratutto dalla possibilità conferita alla Francia di far saltare un accordo già concluso tra due aziende private chiamando in causa accuse (provenienti da indiscrezioni riguardanti il dibattito politico transalpino), presunti interessi nazionali di sicurezza (per la sovranità industriale e per il know-how tecnologico). Questi appoggiandosi a cascata alla partnership già siglata da Fincantieri con i cinesi di Cssc.

Appare evidente, da questi eventi, che la Francia abbia utilizzato il mercato europeo per seguire i propri interessi nazionali, trovando, in parte, l’appoggio dell’Unione Europea. Parte dell’annullamento è dovuta però al consenso da parte del governo italiano ad numerose ulteriori proroghe.

A tal proposito, infatti, Conte e Patuanelli hanno deciso di tenere un profilo basso per evitare, tra le altre, la possibilità di consegnare a Matteo Renzi un’ulteriore freccia per il proprio arco, in questa già difficile situazione.

A cura di Alessandro Garbucci

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