Biden contro il cambiamento climatico

Il neoeletto Presidente degli USA, Joe Biden, si è detto pronto ad attuare un piano volto al raggiungimento dell’obiettivo delle emissioni zero entro il 2050

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Joe Biden, un volto nuovo per l’America e per il mondo:

Dopo essersi lasciato alle spalle il controverso scontro elettorale che lo aveva visto contrapporsi a Trump ed i suoi legali, che per settimane avevano tentato di far vacillare l’integrità di Biden, il neoeletto Presidente degli Stati Uniti d’America, dopo aver dato prova di grande sicurezza ed intraprendenza per ciò che riguarda l’assetto economico (positivo, infatti, è stato il riscontro ottenuto dalla nomina di Janet Yellen, ex-presidentessa della Federal Reserve, a segretaria del Tesoro, ndr), fornisce ulteriori dettagli riguardanti quella che sarà la sua impostazione politica.

Il cambiamento climatico è un elemento che non può più essere trascurato e questo Biden e la sua squadra lo sanno bene: gli USA terranno conto dell’impatto ambientale e delle emissioni in ogni singola manovra politica.

USA, gli obiettivi e la strada intrapresa per raggiungerli:

Se da un lato Trump e la sua indifferenza al tema del cambiamento climatico avevano contrariato i vertici mondiali e gli esponenti della comunità scientifica impegnati in questa lotta, dall’altro il programma di Biden rappresenta il decisivo e finale passo in avanti verso la costruzione di un mondo migliore, in grado di sopperire ai gravi danni che l’umanità ha inferto al pianeta nel corso degli ultimi secoli. Gli Stati Uniti sono pronti ad assumere un ruolo determinante in questo importante percorso.

Il progetto prevede che vengano destinati circa 400 miliardi l’anno all’incentivazione di iniziative indirizzate al consumo di energia pulita e al conseguente raggiungimento dell’obiettivo delle emissioni zero entro il 2050.

Seppur la strada verso questo ambizioso traguardo sembri essere in salita (per rimanere in linea con il risultato che ci si è prefissati di raggiungere, gli USA dovrebbero ridurre le emissioni del 43% entro il 2030, ndr), una tale prospettiva è comunque realistica ed attuabile, anche a fronte delle ingenti spese di cui il Governo è pronto a farsi carico per portare avanti un così grande cambiamento.

Biden e i suoi, inoltre, sono pronti a rientrare negli accordi di Parigi e ad introdurre misure completamente nuove al fine di contrastare nella maniera più efficace la piaga delle emissioni che, complice anche la parziale indifferenza della precedente guida del paese, rappresenta un problema su cui va immediatamente posta attenzione.

Altra misura particolarmente incisiva potrebbe essere quella del divieto di fracking (tecnica di estrazione di gas naturali e petrolio tramite l’utilizzo di forti getti d’acqua misti a sostanze chimiche, ndr), “abitudine” poco sana che comporta un enorme costo in termini di salute ambientale e che Biden tenterà di far perdere alle industrie statunitensi nei prossimi anni.

Anche gli americani, del resto, sembrano sentire il peso della responsabilità nei confronti della situazione legata al clima, tant’è che, secondo un sondaggio effettuato da Fox News la notte delle elezioni, il 70% degli elettori è favorevole a un aumento della spesa pubblica per l’energia rinnovabile.

Emissioni zero, gli ostacoli del programma:

Numerosi sono i potenziali ostacoli che il team presidenziale si troverà presto a dover superare.

Il primo potrebbe essere rappresentato dalla maggioranza del Senato che, qualora dovesse veder prevalere la componente repubblicana a seguito dei ballottaggi che si terranno nel 2021, risulterebbe una prima montagna da scalare per il team presidenziale, il cui unico strumento è rappresentato dagli ordini esecutivi (disposizioni relative alla durata della carica che possono essere ritirati dal successivo Presidente, ndr), per scalzare gli ideali repubblicani (che sono, peraltro, sostanzialmente contrari alla politica di Biden riguardo le emissioni, ndr).

Emissioni zero, ancora no alla carbon Tax:

Gli Stati Uniti non sembrano intenzionati ad introdurre un sistema di carbon tax, nel quale gli economisti vedono un prezioso alleato nella lotta al cambiamento climatico.

La carbon tax è, di fatto, una tassa sui prodotti il cui consumo comporta un’emissione di anidride carbonica, anche se attualmente non scoraggia realmente il mercato. Questa scarsa influenza della carbon tax (nei paesi che l’hanno adottata) è dovuta ad un livello di tassazione dei prodotti inquinanti che è ancora estremamente basso e che non rispecchia in maniera congrua il danno ambientale che il loro consumo comporta.

Nell’ottica in cui nei prossimi decenni questo sistema dovesse prender piede in maniera determinante, la generale diffidenza degli USA nei confronti della carbon tax potrebbe rappresentare un elemento che, per quanto non sia direttamente in contrasto con il programma di Biden, rallenterebbe la scalata statunitense alla conquista della vittoria nella difficile partita contro il cambiamento climatico.

“C’era una volta l’America” e c’è ancora, più forte che mai e pronta più che mai ad evolversi per far fronte alle problematiche ambientali.

A cura di Mario De Vito

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